Come la Chiesa può educare in questo mondo che cambia freneticamente?

Pubblicato il da parrocchiecaltavuturo.over-blog.it

Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: "Arriva la pioggia", e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: "Farà caldo", e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?». (Lc 12, 54-57)

L’invito del Signore Gesù a “valutare questo tempo”, ad interpretare ciò che avviene in profondità nel mondo d’oggi, ad accogliere le vere domande ed i desideri dell’uomo, coinvolge ciascuno di noi. La Gaudium et Spes al n. 1: «La Chiesa si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia, ne condivide le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce». E ancora al n. 4 aggiunge: «La Chiesa ha il compito permanente di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sul loro rapporto reciproco». Tutto il popolo di Dio, con l’aiuto dello Spirito Santo, ha il compito di esaminare ogni cosa e ritenere ciò che è buono, di saper guardare più lontano e in profondità, riconoscendo nei segni dei tempi l’azione creatrice dello Spirito. La Chiesa offre al mondo, scrutando i segni dei tempi e interpretandoli, ciò che possiede in proprio: una visione globale dell’uomo e della umanità. Il senso e la bellezza della vita consistono nel camminare verso la pienezza dell’Uomo nuovo, che rende capace ogni uomo credente o non credente, del dono di sé per amore. L’attività educativa della Chiesa è strettamente legata alla realtà in cui essa si trova e alle dinamiche culturali, che contribuisce ad orientare. Il mondo che cambia provoca la fede e la responsabilità dei credenti con le sue urgenze ed opportunità. Per affrontare gli aspetti problematici della nostra cultura, come la tendenza a ridurre il Bene all’utile, la Verità a razionalità empirica, l’Esperienza della Bellezza a godimento effimero, la Chiesa nutre fiducia e si mette alla ricerca di riposte adeguate, ben sapendo che la Speranza non delude. Perciò la Chiesa invita gli educatori a fare leva su tutte le potenzialità e risorse offerte dalla cultura stessa. Il più grande problema che si pone per chi deve crescere, oggi, nel mondo occidentale, è la difficoltà di dare un senso profondo all’esistenza, conseguente alla perdita del senso di Dio e all’indifferentismo religioso. Così afferma Benedetto XVI nella Caritas in Veritate al n. 61: «la chiusura ideologica a Dio e l’ateismo dell’indifferenza rischiano di dimenticare i valori umani … L’umanesimo che esclude Dio è un umanesimo disumano». Di fronte alla messa in questione dell’immagine divina dell’uomo, della sua vocazione trascendente l’educatore cristiano propone un progetto di vita conforme al bisogno di verità, di felicità e di amore, che trova in Dio la sua pienezza. In una società caratterizzata dalla sovrabbondanza dei messaggi culturali, religiosi e sociali, diventa urgente educare a compiere scelte libere e responsabili. Accenno, ora, ad alcuni di quelli che il Card. Ruini chiama i “fattori prossimi” dell’attuale emergenza educativa. Uno, e forse il più importante di essi, è la crisi della famiglia, primo e decisivo ambito dell’educazione, che si è trasformata in “famiglia affettiva” specializzata in compiti di rassicurazione primaria. La mentalità educativa dei genitori nei confronti dei figli li spinge ad essere reticenti e remissivi nei loro confronti per paura di compromettere la comunicazione. Si va accentuando la separatezza tra le generazioni nei luoghi di incontro e nelle relazioni. Molti adulti abdicano e rinunciano alla missione educativa, scegliendo la neutralità. Educatori demotivati, poco autorevoli, perché insicuri di proporre ragioni di vita, che faticano a testimoniare. Altra difficoltà è la scissione tra le dimensioni costitutive della persona, tra razionalità-corporeità e spiritualità. L’educazione si riduce a forme di informazioni funzionali, a competenze professionali, ad abilità tecniche. Prevale il modello della spontaneità, che assolutizza le emozioni e le pulsioni, rispetto alla trasmissione dei valori e dei codici di comportamento, senza pervenire alla integrazione della sfera razionale del mondo affettivo e dell’intelligenza, cioè mente, cuore e spirito. Il n. 24, conclusivo del II capitolo indica le finalità specifiche e gli obiettivi propri nella Educazione cristiana in rapporto a quella umana e sociale: promuovere lo sviluppo della persona nella sua totalità e recuperare l’unità tra vita, cultura e fede. Così diceva Papa Ratzinger nel discorso alla CEI: «Nell’odierno contesto, in cui il fascino di concezioni relativistiche e nichilistiche della vita e la legittimità stessa dell’educazione è posta in discussione, il primo contributo che possiamo offrire noi cristiani è quello di testimoniare la nostra fiducia nella vita e nell’uomo, nella sua Ragione e nella sua capacità di amare. L’educazione, secondo la prospettiva della fede, risponde in maniera profonda al desiderio di verità e di bontà e nel cuore di ogni persona, e allo stesso tempo, orienta l’intelligenza e la libertà verso l’oltre se stessi e il mondo: si educa per la vita e dentro la vita, compresa in tutta la sua complessità e protesa verso la vita eterna».

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